Caccia e Dintorni

 

Introduzione

La presente pubblicazione, un po’ libro, un po’ rivista, raccoglie gli articoli scritti come opinionista per il Messaggero Umbria, dal dicembre 2015 al Maggio 2017 nella rubrica “Caccia e dintorni”, da qui il titolo che ripropongo. Obbiettivo è quello di non disperdere un lavoro che a mio avviso è stato importante, se non altro per aver dato alla comunità umbra la possibilità di leggere il pensiero di un giornalista, cacciatore militante, su tutta una serie di problemi primo fra tutti quello ambientale che presenta molte sfaccettature e che nessuno può avere la pretesa di poter risolvere da solo. Oltre alla tematica ambientale troverete altri temi, quelli che ho chiamato “dintorni” e che fanno apparire “l’ars venandi” ben lontana dall’essere ridotta ad una schioppettata, ma un attività che ha accompagnato l’uomo attraverso i secoli fin dalla sua nascita e che ancora oggi ha un senso. Ritroverete infatti la cultura della caccia nelle arti, nell’industria, nell’artigianato, nello sport, nella cucina ed altro ancora argomenti sui quali ho trovato testimonianze eccezionali riguardanti l’Umbria. Non ho sistemato gli articoli in ordine cronologico, ma li ho suddivisi in piccoli capitoli cercando un filo logico che li legasse, iniziando da un articolo di premessa che richiama, a mio parere il problema dei problemi della caccia di oggi la sopravvivenza della caccia sociale ed una conclusione con un intervista ad un prete che sgombra il campo dai dubbi sulla liceità della caccia ai giorni nostri anche dal versante etico e religioso.

Accanto agli articoli appena riveduti e corretti, l’eccezione è nei titoli sui quali non sempre sono stato in sintonia con la Redazione del giornale ho inserito altri due lavori pubblicati dalla rivista Sentieri Di Caccia e Beccacce Che Passione, per finire con una raccolta di “vignette” che costituiscono l’appendice della raccolta. I primi riguardano la beccaccia e sono stati pubblicati dopo l’uscita del mio libro “Antologia della Beccaccia: Mito e Contromito”, nel quale avrebbero trovato più esatta collocazione. In attesa della seconda edizione li ho riproposti in questo contesto con la speranza che una platea più larga si avvicini al mito, magari sognando i fantasmi del Trasimeno oppure molto più prosaicamente a tavola dove la caccia si perpetua mantenendo regole e tradizioni magari legate ad una ricetta. E le vignette? Chiederete. Poche delle umane attività si sono prestate al lazzo come la caccia, le generazioni che ci hanno preceduto, da quando fece la sua comparsa lo schioppo, si sono esercitate continuamente a mettere in ridicolo le gesta di presunti super cacciatori e la vignettistica ha trovato mirabili interpreti primo fra tutti Roberto Lemmi un gigante della cultura venatoria per la sua bravura e versatilità, basti ricordare le sue stupende copertine di Diana. L’ironia è sempre stata il sale della vita e molte volte ridere, scherzare fa bene alla salute come avevano ben capito i nostri predecessori scherzi e barzellette erano all’ordine del giorno tra gruppi di cacciatori che impersonavano nel migliore dei modi lo spirito della caccia, primariamente amicizia e socialità. Altro che incazzarsi per una padella, uno sfottò, un autocertificazione o un diploma da scaccino accanto alla speranza di rifarsi le prossime volte erano la conclusione di tante battute di caccia. Le vignette sono state riprese dai Quaderni Franchi, editi negli anni 60 che insieme al Notiziario Breda e alla rivista Centro! diedero grande lustro all’editoria venatoria, offrendo spazio a grandi firme come Gianni Brera, Piero Chiara Adelio Ponce di Leon, Rigoni Stern, Giorgio Cacciari ed altri, non limitandosi solo all’attività promozionale e pubblicitaria delle loro armi ma offrendo anche alla caccia un contributo di grande spessore culturale che purtroppo di è perso con il passare degli anni.

Vladimiro P. Palmieri

Un opportuno divieto

La stagione venatoria 2017-18 sta volgendo al termine. Per gli amanti della “penna”, la peggiore in assoluto degli ultimi anni. Accanto all’insoddisfazione generale c’è di converso la crescita dell’illegalità e di comportamenti scorretti durante l’esercizio venatorio. Fra questi rimane fondamentale la repressione della caccia a rastrello che la normativa attuale del tutto insufficiente non è in grado di assicurare. E pensare che il legislatore ci aveva messo mano già 80 anni fa. Per capirci riportiamo un articolo intitolato ” Un Opportuno Divieto”, apparso nel 1939 sulla rivista VENATORIA-DIANA organo ufficiale della Federazione Italiana della Caccia, lasciandovi alle vostre considerazioni.

 

 

 

 

CACCIA IN ROMANIA, RITORNO AL PASSATO

Le offerte per cacciare all’estero sono ormai innumerevoli fatte da persone ed agenzie serie e meno serie, spesso frutto di improvvisazione per non dire altro. Quasi sempre l’offerta è monotematica e riguarda una o al massimo due specie selvatiche, beccacce o tortore o tordi o altro.

caccia in romania ritorno cacciatori valle di fiordimonte

Diverso il caso della proposta venatoria che Gigi Gambassi direttore dell’azienda faunistico e turistico venatoria di Fiordimonte, un nome una garanzia, rivolge ai cacciatori con la possibilità di cacciare in Romania lepri, starne, fagiani e qualche beccaccia a stagione inoltrata. La differenza la fa naturalmente la qualità e la quantità della selvaggina, l’ambiente e in generale, l’organizzazione cioè viaggio, soggiorno e assistenza in loco.

Ambiente e selvaggina sono naturalmente in stretta relazione, quest’ultima è favorita da un agricoltura che non ha mai conosciuto pesticidi ed altri veleni, dove si alternano vasti pianori, le pendenze sono minime, campi di mais e di grano pascoli ed incolti spesso cespugliati lungo corsi d’acqua o pozze naturali nascosti dagli alberi e dalla boscaglia; luoghi ideali per fagiani bellissimi, velocissimi e scaltri, autori di pedinate infinite e di strappi violenti. Una preda difficile capace di darti grandi soddisfazioni per il lavoro del cane e per un tiro ben riuscito e non c’è da vergognarsi per qualche padella. Il sottoscritto c’ era con i suoi spaniels, due springer ed un cocker, e naturalmente si è cavato qualche bella soddisfazione, anche perché il carniere è stato arricchito da diverse lepri che hanno eccitato ancor di più cani e padroni.

caccia in romania ritorno cacciatori valle di fiordimonte

Ma sinceramente ad emozionarmi di più sono stati i voli delle brigate di starne incontrate via via nelle pianure, una dozzina in quattro giorni giorni, questo per me è stato un ritorno al passato, piccole velocissime ed inavvicinabili come le nostre scopine appenniniche ormai solo un ricordo dei meno giovani di tanti anni fa.

Sinceramente ho rimpianto Dum l’ultimo mio setter che sapeva bene come trattarle, ci hanno provato due miei compagni di viaggio con una pointer e un setter, tutti e due molto giovani, con alterna fortuna, lezioni comunque importantissime delle quali i signori del vento hanno preso nota e tratto insegnamento.

L’ organizzazione è stata oltremodo confortevole sia a caccia che per il soggiorno, si può dire che siamo stati assistiti alla grande 24 ore su 24.

Il presidente dei cacciatori locali, il signor Radu che gestisce tutte le situazioni con grande competenza si è dimostrato tra l’altro persona molto ospitale con un invito a cena degno delle migliori tradizioni rumene a cominciare da un buonissimo piatto di ciorba, una zuppa di verdure arricchita di carne di agnello o di maiale. Altro punto forte della proposta venatoria di Gigi è rappresentato dalla possibilità di riportare a casa muniti di certificato veterinario la cacciagione che è stata conservata in una cella frigorifera; volendo, come abbiamo fatto noi, con pochi euro la selvaggina può essere spennata e scuoiata.

L’unico neo della proposta che si compone di quattro giorni di caccia e due di viaggio può essere rappresentato dalla distanza circa 1400km; anche se il viaggio è quasi tutto in autostrada; si attraversano infatti dal confine di Trieste, la Slovenia e l’Ungheria, infatti quest’angolo di paradiso, venatoriamente parlando, si trova infatti a 50 km dal confine magiaro. Il paese dove abbiamo soggiornato si chiama Ulmeni nel distretto di Maramures, mentre la città di riferimento è Baia Mare, dove la parola mare in romeno significa grande, come grande è stata la soddisfazione per aver vissuto un esperienza così appagante, tanto che il pensiero già corre alla prossima stagione.

Vladimiro P. Palmieri