“Una compilation di pezzi letterari magistrali, un libro di incontri, un’agorà di cacciatori che discutono tra loro, dove le voci animate dalla comune passione risuonano mentre sfogli le pagine, e dove l’autore disquisisce, parla e fa parlare, cosicché, più che imporre il suo verbo, diresti che egli stimoli il dialogo da moderatore saggio e discreto. Il filo conduttore è sempre la ‘memoria’, il passato, remoto o vicino, che non ritorna ma è quello che ci ha fatto essere ciò che siamo. E tutto quello che adesso noi ricordiamo assomiglierà sempre meno a ciò che abbiamo vissuto. Cosicché più parliamo del nostro vissuto cinegetico più lo apparentiamo al sogno. Il mito della beccaccia si è creato, io credo, per mezzo della parola, appunto raccontando senza mai arrivare alla fine. Il mito è fatto di parole e nel mito niente è più reale e tutto si apparenta col sogno. Ma le pagine di Mito e Contromito sono intrise di concretezza. Leggi e hai l’impressione di trovarti con gli amici, dopo un giorno a beccacce, accanto a un fuoco robusto.”
Dall’introduzione di Vincenzo Celano.
Autore: admin
Le Mie Giornate di Caccia
Si può dal Diario di caccia che abbraccia meno di un ventennio della sua vita ricostruire la vicenda personale e familiare di un uomo? È quello che si è provato a fare in questo libro, anche perché il protagonista Mario Laureti non è stato un uomo qualunque, ma un avvocato di grido, un politico impegnato e stimato, un uomo pubblico insomma, che ha sempre avuto nella famiglia il suo punto di riferimento. Fra le sue passioni la caccia e non poteva essere diversamente, quasi un’eredità familiare trasmessa dagli avi, dal nonno Filippo al padre Pasquale, al fratello Carlo, alla sorella Grazietta, una passione che coinvolgerà anche la moglie carissima Emmetta, al secolo Emma Jacometti, nona di dieci sorelle, figlia a sua volta, di un accanito seguace di Diana. Che dire poi dei compagni di caccia e amici, a partire dalla contessa Maria Campello, di Don Giovanni, Liborio Romagnoli, Beppe Sabatini, Guglielmo Cesari e tanti altri ancora, protagonisti involontari di queste pagine?Il Diario, iniziato nel 1932, si ferma al 1950 quando forse i molteplici impegni professionali, politici e familiari non gli concedono più il tempo per scrivere e praticare, come avrebbe voluto, la caccia.Tuttavia la passione restò intatta fino alla fine dei suoi giorni ed il suo testamento spirituale fu una lectio magistralis, raccolta dalla nuora Bernadetta, sull’arte di cacciare la beccaccia, il selvatico che lo affascinò per tutta la vita.
Presentazione “La caccia delle palombe in Umbria” dal programma Le nuove Stagioni
Cento scatti e Dieci scritti di Teodoro Laurenti -La Caccia in Umbria negli Anni’50
Teodoro Laurenti, nato a Spoleto nel 1924 e scomparso nel 2009, è stato un apprezzato giornalista e un fotografo con la passione per la natura, l’ambiente e la caccia; nonchè tra il 1949 e il 1957, prezioso collaboratore della rivista “Diana”. In questo arco di tempo che non abbraccia nemmeno un decennio, dal 1949 al 1957, Teodoro Laurenti è riuscito ad offrirci, con appena 60 articoli, una visione della caccia in Umbria che non trova riscontri. Per il volume sono stati selezionati dieci dei suoi scritti più significativi, dedicati a cacce tradizionali – da quella alle palombe, alle allodole, ai tordi dal capanno, alle beccacce e un centinaio di foto, tutte molto belle ed evocative. Gli anni sono quelli del dopoguerra e della ricostruzione, la caccia non è esclusa da questo processo, anche il patrimonio faunistico deve essere ricostituito e tutelato e l’esercizio venatorio difeso. Teodoro Laurenti non si sottrasse a questo impegno, la caccia e il modo come ce la descrisse testimoniano che l’Umbria era già da allora qualcosa di più di una opzione intellettuale, ma una idea ben presente e consolidata dalle tradizioni comuni di un popolo a partire da quelle venatorie come la caccia alle palombe tramandatasi per secoli.
Caccia alla Palomba in Umbria
La Caccia alle Palombe in Umbria
L’opera si compone di quattro capitoli che illustrano gli aspetti storici, tradizionali, naturalistici e culturali di una pratica venatoria, la caccia alle palombe, che ha la sua culla nel territorio umbro.Il libro si apre con un excursus sulle origini di questa antica forma di caccia, risalenti al Seicento, ripercorrendo attraverso la letteratura venatoria e i documenti storici la nascita e l’evoluzione di una tecnica affascinante con una particolare attenzione ai territori dell’Amerino e del Perugino. L’analisi dell’Autore si concentra quindi sugli aspetti tradizionali della caccia alle palombe – lo spirito, la tecnica, gli strumenti, i richiami – e sulle problematiche della migrazione e della stanzialità. Il lavoro di ricerca è arricchito dalla descrizione di alcune antiche Cacce umbre e da un paragrafo sulle Colombaie ed un altro sulla toponomastica venatoria, esemplari per la conduzione della ricerca. L’opera, presentata da Luciana Brunelli, Cultore di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Perugia, con una postfazione di Lucio Ubertini, docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma e direttore dell’Istituto per la Protezione Idrogeologica del C.N.R., è corredata da oltre cinquanta foto e documenti e contiene un’appendice con trenta ricette di cucina, una raccolta di proverbi sulla caccia e un glossario indispensabile per comprendere il linguaggio degli attori di questa speciale ars venandi.